In queste settimane, grazie al post di alex di "c'è crisi c'è crisi" che potete leggere integralmente qui, è partita una seria riflessione sull'hand made italiano. Molte creative italiane hanno aderito all'iniziativa parlando nei loro blog dell'hand made e promuovendo l'acquisto del fatto a mano.
Io dal canto mio, credo fermamente che il fatto a mano sia un sapere in via d'estinzione e che vada assolutamente tutelato. Comprare o regalare un oggetto fatto a mano, significa avere o donare un'oggetto che racconta la passione di chi l'ha realizzato, un'oggetto con una storia che nasconde tanto amore.
Io dal canto mio, credo fermamente che il fatto a mano sia un sapere in via d'estinzione e che vada assolutamente tutelato. Comprare o regalare un oggetto fatto a mano, significa avere o donare un'oggetto che racconta la passione di chi l'ha realizzato, un'oggetto con una storia che nasconde tanto amore.
Però, e qui faccio un appello alle tante creative di casa nostra, e vi assicuro che ne ho conosciute sul web, l'approccio che esse hanno al loro preziosissimo lavoro, è oserei dire e perdonatemi a livello "amatoriale". C'è poca inclinazione a vendere se stessi in una maniera professionale.
Primo passo, direi quasi obbligato, sarebbe quello di aprire un negozio on line. Per quanto riguarda il punto di vista fiscale, in genere, occorre sapere che le operazioni di commercio elettronico indiretto (quindi di beni materiali) svolte in modo occasionale (il guadagno che se ne ricava non deve superare i 5000 € all'anno), non sono soggette ad apertura di partita IVA. Inoltre, queste vendite on line non hanno l'obbligo di rilascio di una fattura, scontrino o ricevuta fiscale (art. 22 del d.P.R. n. 633 del 1972 e art. 2 del d.P.R. 21 dicembre 1996, n. 696). Ovviamente però è sempre bene ricorrere ad un commercialista per un consulto a seconda del caso specifico.
Secondo passo, sarebbe scegliere il market place. Io ho scelto di parlavi di DaWanda, piazza virtuale in cui è possibile acquistare e vendere il "fatto a mano", senza tariffe di inserzione, ma con una sola commissione del 5% sul prezzo del prodotto venduto escluse le spese di spedizione.
DaWanda conta più di 3 milioni di utenti, 13 milioni di visite e 190 milioni di visualizzazioni, con piattaforme in 7 lingue differenti: avete quindi l'opportunità di vendere i vostri prodotti non solo in Italia ma anche all'estero, in Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi e Polonia. Aprendo uno shop si può accedere alle statistiche complete e al supporto per il vostro negozio, ed inoltre si hanno a disposizione gruppi e forum per scambiare idee e consigli. Regolarmente vengono selezionati prodotti scelti su tutta la piattaforma e sponsorizzati nell'homepage, nelle newsletter e su tutti i canali social com Facebook Twitter e Pinterest.
Per approfondire come funziona questa piattaforma potete leggere qui. Se foste interessati a diventare venditori , occorre sapere che dovreste prima registrarvi come utenti semplici ed in seguito, cliccando nella sezione vendi, aprire il vostro negozio ed iniziare a vendere dopo aver inserito i primi articoli. Qui, potete trovare le linee guida per imparare a vendere.
Terzo passo, occorrerebbe imparare a curare il vostro negozio, perchè è questo il vostro biglietto da visita per il compratore che vi entra. Forse questa è la parte più complicata di tutta la faccenda. Dovreste imparare a fare buone foto, a fornire una descrizione dettagliata ma non prolissa del vostro oggetto con tutte le informazioni che all'acquirente potrebbero servire come colore, dimensione, prezzi, tempi di consegna. Dedicate tempo e cura anche al packaging, insomma un'unica parola per definire tutto: professionalità e cura del dettaglio.
Se noi per prime non crediamo nella qualità del nostro lavoro e non ci adoperiamo per presentarlo e quindi venderlo al meglio come potremmo mai aspettarci che potrebbero farlo gli altri.
Sono pienamente d'accordo con te, i prodotti handmade vanno sicuramente valorizzati e nel nostro paese ancora purtroppo non lo sono. E' da tanto che penso di aprire un negozietto virtuale, devo solo scegliere e valutare... Grazie x le info! un bacione
RispondiEliminaGrazie per le preziose informazioni, io Dawanda non lo conoscevo! Peccato perché non credo dia la possibilità di vendere anche beni digitali (grafica, templates, etc.) come invece accade su Etsy...
RispondiEliminaApprovo in pieno tutte le parole che hai scritto... bisognerebbe comprare più spesso creazioni artigianali, perchè sono prodotti unici, non se ne trovano altri uguali in giro!
RispondiEliminaBuona serata! Complimenti, ottimo post!
Rossy
Post molto interessante!
RispondiEliminaSono stata contattata da Dawanda per vendere degli oggetti (i Bufi portasmarphone) e ne sono stata lusingata. Peccato che io non ho una produzione così vasta per la vendita. Realizzo degli oggetti che regalo alle amiche di volta in volta.
Ma in futuro ci potri pensare!
Telepatia, telepatia…sono giorni che mi frulla in testa l'idea di aprire un negozio online per vendere i miei disegni Anto! E ecco qui il tuo post! L'handmade è un tema sul quale rifletto da sempre…in fondo sono proprio figlia di una sarta ;-) e scherzi a parte, ultimamente ho sentito alla radio una intervista al direttore artistico di un noto mensile di moda che andava negli Emirati Arabi a tenere una conferenza sull'Handmade Italiano. Il punto è proprio che noi abbiamo una ricchezza esagerata di cui spesso non siamo consapevoli o meglio, come dici tu, che troppo spesso non prendiamo con la dovuta professionalità!
RispondiEliminaBellissimo post Anto!
Ti abbraccio stretta!